Stop al rancore

Intervista al dott. Canil per "Vero Salute" a cura di Simona Cortopassi


Secondo una ricerca recente di Trustpilot, una piattaforma digitale internazionale di recensione, ben il 90% degli italiani nutre un rancore. E, stando sempre all’indagine, non siamo i soli in Europa: abbiamo infatti la compagnia degli inglesi, dei francesi e, Oltreoceano, degli americani e degli australiani che covano questo sentimento con simile frequenza. «Non è proprio rabbia forse nemmeno frustrazione», afferma il dottor Michele Canil, psicologo a Treviso, «Il rancore è un mix di dolore e delusione che spesso contiene un’intenzione malevola. Il rancoroso non solo si sente ferito, desidera anche chi lo ha deluso subisca la stessa sorte». E questo in realtà non fa che amplificare la sofferenza perché impedisce di rielaborare l’evento che ha causato dolore e non permette di andare oltre. La brutta notizia è che, a differenza di altri stati d’animo, questo può durare a lungo nel tempo. Quella buona è che si può imparare a gestirlo.

Partiamo dalle cause. Sono molte le declinazioni emotive in cui si può provare delusioni e sentirsi traditi: può essere una relazione extraconiugale del partner ma anche un amico che è sparito in un momento difficile. Altre motivazioni possono essere anche quelle lavorative. «Dietro questo sentimento c’è sempre la rottura della fiducia verso gli altri: da lì inizia a formarsi il sentimento di rivalsa». Il tradimento diventa così un grande contenitore da cui derivano tutte le altre applicazioni del rancore. Una su tutte la vergogna. Se qualcuno ti ha fatto del male soprattutto sei una persona di cui ti fidavi, ti senti ingannato. «La vergogna è una benzina del rancore: lo alimenta perché ci sentiamo mortificati di fronte al mondo di non essere stati abbastanza attenti da capire come stavano andando le cose». Sembra strano ma spesso insieme alla vergogna, in genere, arriva anche il senso di colpa. Il pensiero è che “se questa persona ha agito in questo modo è perché me lo sono meritato”. Si entra in una sorta di rimuginio costante da cui è difficile uscire perché si continua a rivivere la situazione frustrante. Questo atteggiamento poi porta a un atteggiamento diffidente e rabbioso, a volte aggressivo verso gli altri.

«Tra le cause che scatenano il rancore c’è anche la pandemia». Proprio così, il diffondersi del virus ha provocato un’estrema aggressività a livello sociale: basta osservare ciò che succede su Internet come nella vita reale sul dibattito riguardo i vaccini. Tutti noi poi stiamo vivendo una fase sospesa in cui è facile sviluppare rancore verso questo nemico invisibile che ci ha rivoluzionato la vita. «Nutrire un atteggiamento rancoroso a causa di un evento al di fuori del nostro controllo non fa che aumentare il nostro senso di impotenza. Allora la domanda da farsi è: quanto mi serve rimanere agganciato a un sentimento inutile, senza calcolare poi le ricadute a livello psicosomatico?».

Per superare il risentimento occorre passare da una fase di accettazione, come per il lutto. Per farlo, bisogna iniziare a osservare chi o cosa ci fa soffrire con maggiore distacco, come se non fossimo noi sotto i riflettori e affrontarlo in questa maniera. Guardare il proprio dolore e accettarlo per quello che è, senza evitarlo. Inoltre è molto importante analizzare il ruolo che noi stessi abbiamo avuto all’interno di questa dinamica dolorosa. E questo non significa prendersi la colpa di quello che ha scatenato il nostro senso di rivalsa ma solo capire come ci stavamo comportando in quel momento. Assolversi per esempio o smettere di vergognarsi se qualcuno già preso in giro ci ha trattato male è un modo per azzerare il rancore. Poi occorre riconquistare la fiducia nel prossimo superando la delusione per le aspettative tradite. Tutti commettiamo degli errori: ammetterlo ci consente di sviluppare empatia verso l’altro e traghettare verso una vita più libera e soprattutto più serena.


Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Terapeuta EMDR
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Vicerettore dell'Accademia Internazionale Costantiniana delle Scienze Mediche Giuridiche e Sociali.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto. Oltre a ciò, tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.

Dr. Michele Canil
Psicoterapeuta Psicologo Treviso - Conegliano - Vittorio Veneto

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