Di Marco Zorzetto per Bio Magazine n. 107, con la consulenza del dott. Michele Canil, neuropsicologo, psicolterapeuta, ipnologo clinico, terapeuta EMDR a Treviso.
In un mondo in cui spesso ci sentiamo chiamati a dimostrare la nostra competenza e sicurezza, il senso di onnipotenza può insinuarsi in modo subdolo nelle pieghe della nostra psiche, influenzando le nostre decisioni e interazioni. Ma cosa si cela dietro questo sentimento di potere illimitato? Come può influenzare il nostro comportamento e le nostre relazioni? E soprattutto, quali strategie possiamo adottare per arginarlo e coltivare una consapevolezza più sana e equilibrata? Insieme al Dott. Michele Canil, psicologo a Treviso, esploreremo il fenomeno del senso di onnipotenza e forniremo preziose chiavi per affrontarlo con efficacia nella vita quotidiana.
Cos’è il senso di onnipotenza?
Il senso di onnipotenza è un'illusione o una percezione distorta della realtà in cui un individuo si sente invincibile, onnipotente o al di sopra delle leggi o delle restrizioni comuni. Questa sensazione può manifestarsi come un eccessivo senso di potere, controllo o grandiosità, accompagnato da una mancanza di consapevolezza dei limiti personali o delle conseguenze delle proprie azioni. È tipicamente associato a disturbi psicologici come il disturbo bipolare, il disturbo antisociale di personalità, il disturbo delirante, psicosi o disturbi maniacali.
Che differenza c’è tra senso e delirio di onnipotenza?
Il senso di onnipotenza si riferisce a una percezione distorta della propria potenza o controllo, ma questa sensazione può essere temporanea e non necessariamente accompagnata da convinzioni deliranti o irrazionali. D'altra parte, il delirio di onnipotenza è un disturbo psicologico in cui un individuo ha convinzioni fisse e irrazionali di essere invincibile, onnipotente o dotato di poteri straordinari, nonostante le evidenze contrarie. Mentre il senso di onnipotenza può essere un'esperienza passeggera e non patologica, il delirio di onnipotenza è un sintomo di disturbi mentali gravi come la schizofrenia o il disturbo delirante.
Quali sono i sintomi principali che caratterizzano il senso di onnipotenza?
Bisogna intanto distinguere tra il delirio di onnipotenza come sintomo di una crisi psicotica e il comune senso di onnipotenza, ben più comune, che invece indica il pensare di avere delle capacità così alte rispetto agli altri dal sovrastimarsi credendo di poter fare tutto. In senso più tecnico, secondo il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali DSM5, il delirio di onnipotenza è una patologia propria della psicosi che è uno stato di alterata coscienza dovuto a varie cause.
Quali sono le cause sottostanti a questo problema?
Nel senso di onnipotenza appartenente alle persone comuni (quindi non psicotiche) il meccanismo serve a compensare dei tratti depressivi ed a nasconderli a se stessi e agli altri. Normalmente, il senso di onnipotenza è una risposta adattiva e di tipo narcisistico a quello che in realtà è un aspetto depressivo: una persona che teme troppo di scoprire attraverso il mettere alla prova se stesso di non avere così tante capacità né molto valore a livello affettivo. Questo ha spesso radici nella relazione intrattenute con le figure educative nei primi anni di vita.
Il senso di onnipotenza si lega anche ad una serie di fattori ambientali: viviamo in un'epoca in cui tendenzialmente si propone l'esaltazione dell'individuo, ma nei fatti sembra che siano in aumento i disturbi di tipo depressivo. Spesso viene proposto come vincente il modello di una persona che vince in tutto, che è leader, una grande trappola per gli adolescenti. Se parliamo di delirio di onnipotenza intendiamo l'aspetto psicotico, c'è quindi un delirio strutturato che sostiene il sé nella crisi psicotica costruendo un senso di grandezza.
Qual è la differenza con una sana fiducia in sé stessi?
La differenza è che nella sana fiducia in se stessi non ci si sovrastima pensando di avere delle eccezionali capacità e vi è il sano dubbio, che dovrebbe essere parte di ogni ragionamento, e il prevedere anche la possibilità di fallire nelle proprie azioni o relazioni affettive. Fiducia in se stessi vuol dire considerare le ipotesi meno buone con un senso di sicurezza e di limite che ciascuno di noi dovrebbe riconoscere.
Quali sono i rischi associati al senso di onnipotenza?
Nel senso di onnipotenza troviamo persone che facilmente vanno ad impattare male nei fallimenti della vita, premettendo che tutti incorriamo in fallimenti; il fallimento lo incontra anche la persona che ha elevate capacità in un determinato ambito. Chi ha alla base una certa sicurezza di sé, di fronte al fallimento non si sgretola, piuttosto lo riconosce e riparte da esso per successive sperimentazioni. Nel senso di onnipotenza chiaramente questo non accade: si tende ad attribuire il fallimento alle circostanze avverse o al mondo intero che non è stato capace di accogliere la propria genialità.
Quali sono le strategie di intervento per gestire il senso di onnipotenza in un contesto terapeutico?
In un contesto terapeutico bisogna avvicinarsi con molta cautela perché dietro al senso di onnipotenza spesso si può nascondere un tratto depressivo importante, ed è proprio un meccanismo di difesa che va a proteggere questo aspetto depressivo. Dobbiamo quindi avvicinarci a comprendere che tipo di struttura ha il senso di onnipotenza, a che livello di intensità è e fino a dove la persona è in grado di distinguere, eventualmente con un lavoro terapeutico, quali possono essere i suoi sbagli e come li interpreta.
Come influisce il senso di onnipotenza sulle relazioni interpersonali?
Nelle relazioni interpersonali interferisce moltissimo. Generalmente sono persone che tendono ad affiancarsi sulla mente con altre persone che hanno dei tratti comunque depressivi o di scarsa autostima e che quindi diventano estremamente accomodanti a costo di mettere da parte i propri bisogni. In questa costruzione falsata delle relazioni, chi soffre di senso di onnipotenza ha l'illusione di circondarsi di persone che sostengono sempre questa impalcatura che egli stesso ha costruito e che obbliga anche gli altri, per chi acconsente, a sorreggere. Tendenzialmente con altre persone che godono di un maggiore equilibrio, chi manifesta senso di onnipotenza tende a rompere le relazioni, denigrare e spesso offendere e allontanarsi da esse perché minacciose per la sua integrità psichica. Chiaro che comprendiamo che poiché questa impalcatura è di difesa, dietro c'è un io estremamente fragile.
Qual è il ruolo della famiglia nel riconoscere e affrontare il senso di onnipotenza?
La famiglia si trova spesso in difficoltà e nella maggior parte dei casi tende a sostenere questo ruolo per non incorrere in liti o conflitti che generalmente innesca laddove qualcuno minaccia l'integrità del suo sé onnipotente e grandioso. E' importante però che la famiglia possa riconoscere questi tratti e cercare di porre la persona in un'ottica di aiuto perché ricordiamo che queste caratteristiche spesso fanno parte di un disturbo borderline di personalità dove vi sono rischi importanti come abuso di sostanze o comportamenti eccessivi verso situazioni ad alto rischio (come ad esempio il gioco d'azzardo).
Quali sono le differenze nel trattamento del senso di onnipotenza tra adulti e adolescenti?
Nell'adolescente l'approccio deve essere estremamente delicato perché si tratta di una persona in formazione. Nell'approccio con l'adulto invece si ha a che fare con un tratto stabile che ha già avuto una formazione, un collaudo e che quindi deve essere trattato andando a capire quali sono le origini rispetto all'attuale. Qui si ha meno la tendenza a reagire impulsivamente agli eventi.
Quali sono le terapie più efficaci nel trattare il problema?
Le terapie più efficaci per trattare il senso di onnipotenza sono chiaramente quelle orientate a trattare gli spetti di personalità: terapie psicodinamiche o cognitiviste e, laddove ci siano degli aspetti traumatici (che con altra probabilità troveremo), sicuramente un percorso di EMDR o ipnosi clinica per andare a trattare i nuclei traumatici, oltre alla parte farmacologica.
Come prevenire il ritorno del senso di onnipotenza dopo il trattamento?
Stabilizzato il paziente, generalmente si compiono dei follow up ed eventualmente dei richiami a distanza di tre, sei o dodici mesi. In altri casi, si tiene un monitoraggio semestrale su quello che è l'andamento.
Quali sono i possibili segnali precoci che indicano lo sviluppo del senso di onnipotenza?
I segnali precoci li vediamo spesso già nel bambino preadolescente o che chiude un primo ciclo di studi (scuole elementari) con una negazione degli aspetti della realtà che sembrerebbero essere sconvenienti a lui. In questo meccanismo di negazione, che è più tipico nei disturbi borderline di personalità, comincia a strutturarsi il disturbo. La questione è diversa per il vero e proprio delirio di onnipotenza che tende invece a manifestarsi già in preadolescenza e adolescenza con un'intensità variabile ma che ha il suo esordio normalmente intorno ai 18-20 anni con un disturbo psicotico quindi molto inabilitante.
BOX FOCUS:
LE TERAPIE PSICODINAMICHE E COGNITIVISTE
Le terapie psicodinamiche si concentrano sull'analisi approfondita dei processi mentali inconsci e delle dinamiche emotive per comprendere e affrontare i problemi psicologici. In queste terapie, il terapeuta aiuta il paziente a esplorare i pensieri, le emozioni e i comportamenti radicati nell'inconscio, spesso derivanti da esperienze infantili o traumi passati.
D'altra parte, le terapie cognitive si concentrano sui processi di pensiero consapevole, identificando e modificando i modelli di pensiero distorti o disfunzionali che contribuiscono ai problemi psicologici. Queste terapie si basano sull'idea che cambiando il modo in cui una persona pensa, è possibile cambiare anche il modo in cui si sente e si comporta.
Entrambe le approcci terapeutici sono ampiamente utilizzati nella pratica clinica e possono essere efficaci nel trattamento di una vasta gamma di disturbi psicologici, ma differiscono nei loro focus e metodi di intervento.
Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Terapeuta EMDR
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Vice rettore dell'Accademia Internazionale Costantiniana delle Scienze Mediche Giuridiche e Sociali.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.
Dr. Michele Canil
Psicoterapeuta Psicologo Treviso - Conegliano - Vittorio Veneto
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