INTERVISTA TELEVISIVA TRASMISSIONE “APPROFONDIMENTI”: IL GIORNALISTA DOTT. FABRIZIO STELLUTO INTERVISTA IL DOTT. MICHELE CANIL – CANALE 7GOLD PLUS

INTERVISTA TELEVISIVA TRASMISSIONE “APPROFONDIMENTI”: IL GIORNALISTA DOTT. FABRIZIO STELLUTO INTERVISTA IL DOTT. MICHELE CANIL – CANALE 7GOLD PLUS
Tematica “Attacchi di panico”

Depressione , ansia, panico,

Giornalista dott. Fabrizio Stelluto : I (intervistatore)
Dott. Michele Canil: D (dott.)

I.: Buongiorno, oggi è in studio con noi il dott. Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta della provincia di Treviso. Con lui affronteremo in due puntate gli aspetti di due patologie piuttosto comuni: in questa puntata parliamo degli attacchi di panico. La prima domanda è questa: talvolta sembra che l'attacco di panico sia un modo per giustificare alcune situazioni che la medicina non spiega. C'è del vero?

D.: Diciamo che a volte la diagnosi non è proprio corretta, in alcuni casi si mettono insieme alcuni sintomi e si ipotizza un attacco di panico. In altri casi la diagnosi è molto più sicura, i sintomi sono più chiari e quindi si individua con più facilità questo disturbo, che peraltro spesso coinvolge una serie di sintomi particolari sull'autonomia della persona.

I.: L'attacco di panico comporta ansia, mancanza di respiro...è così?

D.: Sì, comporta la sensazione di poter morire da un momento all'altro, la sensazione che il cuore possa esplodere, tachicardia, difficoltà a respirare.. Altre volte va a colpire altri organi sensibili come ad esempio tutto il meccanismo che ci tiene in equilibrio quindi si avverte la sensazione di poter perdere l'equilibrio, di poter svenire e lo stomaco che, per una questione anatomo-fisiologica è lì vicino a cuore e polmoni e spesso ne risente.


I.: Ma c'è una causa conclamata dell'attacco di panico o è irrazionale?

D.: Anche la scienza si è fatta spesso questa domanda. C'è una lunga tradizione psicanalitica che riferisce l'attacco di panico alla difficoltà di autonomia, quando viene a mancare un punto di riferimento concreto. Altri si concentrano di più su aspetti fisiologici, quindi la difficoltà a domare la propria ansia in eccesso porterebbe a questo. Sembra comunque che in tutti i casi il comune denominatore sia la mancanza di autonomia o una marcata solitudine.

“autorevoli analisti hanno studiato questo e hanno dimostrato come sia possibile,cambiando un po' lo stile educativo o la relazione con il materno, andare ad eliminare i primi sintomi che a volte già nell'adolescenza si fanno presenti.”

I.: Cos'è la mancanza di autonomia?

D.: Molti studi hanno messo in evidenza una cosa rilevante: tutti coloro che hanno avuto esperienza di un abbandono importante e traumatico nell'infanzia, nell'età adulta diventano probabili candidati agli attacchi di panico. Quindi il timore di stare da soli e di affrontare qualcosa di nuovo si esprime con questa angoscia molto intensa che è l'attacco di panico.


I.: Ma quindi se di un bambino si riuscisse ad individuare una condizione di stress che sta vivendo in quel momento infantile, lo si potrebbe seguire nella crescita e quindi in qualche modo prevenire?

D.: Assolutamente sì perchè questi studi hanno consentito di andare ad individuare le cause che possono scatenare l'attacco di panico nel futuro. Quindi intervenire precocemente è senz'altro utile. Tant'è che autorevoli analisti hanno studiato questo e hanno dimostrato come sia possibile, cambiando un po' lo stile educativo o la relazione con il materno, andare ad eliminare i primi sintomi che a volte già nell'adolescenza si fanno presenti.


I.: Claustrofobia, agorafobia, sono attacchi di panico o non c'entrano nulla?

D.: Sono sintomi collaterali all'attacco di panico, tant'è che nella manualistica si trovano attacchi di panico con o senza agorafobia.


I.: Che sarebbe la paura della gente.

D.: La paura della gente, degli spazi troppo aperti, delle folle...In generale di tutte le situazioni in cui la persona che prova l'attacco di panico teme di non poter avere una via di fuga immediata. Allora in quel caso molto facilmente si innescano tutti quei disturbi sulla respirazione, la tachicardia, che porteranno probabilmente ad un attacco. Così anche la claustrofobia, la paura degli spazi chiusi come ad esempio l'ascensore, dove non si percepisce una via di fuga immediata.


I.: Questa via di fuga di cui Lei parla, è fisica o può essere anche mentale? Cioè, l'attacco di panico si manifesta solo se mi trovo fisicamente in uno spazio chiuso o anche ad esempio per la paura di un esame?

D.: Ambedue. Noi funzioniamo sia sulla percezione di situazioni concrete, ad esempio l'aereo, la folla, le situazioni di immobilità, sia dal punto di vista immaginativo che, se da un lato è la grande dote dell'essere umano, dall'altro può creare anche situazioni pericolose. Quindi un esame, oppure una relazione con qualcuno che diventa difficile da sostenere, simbolicamente diventano situazioni chiuse che allo stesso modo di quelle concrete portano all'attacco di panico.

I.: L'attacco di panico può essere controllato?

D.: In alcuni casi può essere controllato, ci sono una serie di fattori che danno avvisaglie alla persona. Lavorando molto sulla concentrazione, sul respiro oppure con altre manovre si riesce a contenerlo. Si contiene il sintomo, però la causa può rimanere lì latente. E' bene quindi lavorare in ambedue i lati.


I.: L'attacco di panico nasce dal subconscio? Cerco di spiegarmi: sto pensando ad una persona che sia all'interno di una folla, per cui una situazione stressante, e mi domando se questa persona invece di pensare alla situazione che sta vivendo pensasse ad esempio alla classica immagine di una spiaggia brasiliana, cercasse quindi di distogliere la sua attenzione dalla contingenza; l'attacco di panico potrebbe essere evitato o arriva in ogni caso perchè è determinato dal subconscio?

D.: Ci sono fattori soggettivi che distinguono chi può riuscire a fare questa cosa, mentre per altre persone non è possibile perchè se lo stimolo che crea la paura nella persona è troppo intenso; o meglio, se il significato che noi diamo ad una certa situazione ci crea troppa angoscia, la mente inconscia non permette di scappare da quello, neanche sul piano dell'immaginazione. Quindi è soggettivo.


I.: Per concludere, l'attacco di panico è una patologia in crescita?

D.: Ahimè sì, è in crescita. Questo disturbo si riscontra sempre di più.


I.: Si può curare?

D.: Assolutamente sì. Si deve curare perchè l'attacco di panico è un disturbo che inabilita molto: si può arrivare a chiudersi in casa, a non lavorare, ad avere relazioni difficili.


I.: Grazie al dott. Michele Canil. Chiudiamo con questo messaggio di speranza: anche l'attacco di panico si può curare con la psicoterapia. Grazie per questa conversazione, alla prossima.

Dr. Michele Canil
Psicoterapeuta Psicologo Treviso - Conegliano - Vittorio Veneto

Sedi:

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