Isolamento e violenza domestica
L'argomento della violenza sulle donne è molto attuale ai giorni nostri, specie in questo periodo di isolamento sociale e convivenza forzata a causa della pandemia. Il dottor Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta a Treviso, conferma come i casi di violenza tra le mura domestiche in questo periodo siano aumentati; casi dove vi erano già situazioni pregresse difficili che hanno trovato l'apice durante il lock-down. “Purtroppo le vittime dei soprusi hanno timore a denunciare le violenze subite a causa di blocchi psicologici che si creano nella relazione” afferma.
C'è da chiedersi se questi episodi di violenza nascano dalla situazione di isolamento in casa o se siano già presenti nella coppia da prima e si siano magari acuiti a causa della pandemia che ha ostacolato molto le relazioni sociali, impedendo alle coppie di confrontarsi anche con gli altri e di crearsi quell'autonomia individuale sana per le relazioni a due. Il dottor Canil spiega che normalmente, in questi casi, la violenza si manifesta dopo una serie di situazioni pregresse difficili che sono messe a dura prova dalla costrizione delle mura domestiche. Per qualsiasi coppia, aggiunge lo psicoterapeuta, le relazioni con l'esterno sono molto importanti: il confronto con gli amici, con i colleghi di lavoro, con i parenti, etc. danno ad entrambi i partner quell'autonomia necessaria per l'equilibrio della coppia. Nel momento in cui, in una coppia già in crisi, si è costretti a “blindarsi” a casa escludendo l'esterno, la situazione si esaspera e può aggravarsi fino ad arrivare alla violenza, che ricordiamo essere sia fisica che verbale.
Effetti dello smart-working
Anche lo smart-working da questo punto di vista non aiuta: se da un lato risulta essere molto comodo perchè permette di lavorare da casa, nel proprio ambiente, dall'altro vieta le relazioni con i colleghi, quei momenti di pausa che, seppur brevi, creano confronto e stimoli, una valvola di sfogo importante per lo stress. Non andando al lavoro, non si creano infatti situazioni da raccontare al proprio partner, con cui confrontarsi e dialogare. Il dottor Canil spiega come tutti gli esseri umani abbiano dei bisogni che vengono appagati attraverso le relazioni con gli amici, con la famiglia, con i colleghi o attraverso gli hobby e il tempo libero. Vengono quindi distribuiti su vari ambiti. Nel momento in cui non è più possibile fare questo, tutti i bisogni conferiscono in un unico campo che nel caso del lock down risulta essere la famiglia, il compagno o i figli. Quindi è come se si chiedesse ad un'unica persona di soddisfare le proprie necessità; questo porta a pretendere troppo dalla persona che si ha vicino, creando eccessiva dipendenza che non potrà che comportare attriti ed incomprensioni.
Altri effetti sociali della pandemia
Un altro aspetto su cui ci fa riflettere lo psicoterapeuta trevigiano è la mancanza di fisicità dovuta alla pandemia; le persone non si abbracciano più, si salutano a distanza. Ma terminato questo periodo, quando le distanze potranno essere allentate, la gente tornerà all'approccio fisico precedente alla pandemia o si sarà disabituata? “Potrebbe esservi qualche difficoltà” commenta il dottor Canil, “ovviamente dipende dalle persone. Gli adulti potrebbero avere maggior difficoltà a causa della responsabilità che li caratterizza rispetto ai giovani che sono sicuramente più portati al contatto fisico, alla naturalezza e spensieratezza”.
Il senso civico ci ha portati ad allontanarci dalle persone, al frequentare meno gli amici ed i parenti, o al non frequentarli affatto.
Sembra dunque che, anche al termine della pandemia, ci porteremo dietro gli strascichi di questo periodo, destinato comunque ad essere “accantonato” col tempo, come è successo nelle epidemie del passato. L'aspetto positivo, se vogliamo coglierlo, è che stare lontani dalle persone che amiamo ha alimentato la voglia di vedersi, il senso di affetto per gli altri. “E' nei periodi di crisi” afferma il dottore, “che gli esseri umani si aiutano, si sentono solidali. Non a caso, affrontando il tema del suicidio, è nei momenti di maggior benessere economico che questi aumentano; al contrario dei periodi di crisi, in cui le persone si avvicinano in modo solidale per affrontare le difficoltà”.
Consigli pratici per affrontare l'isolamento da pandemia
Come fare dunque per fronteggiare al meglio questo periodo di pandemia? Il dottor Michele Canil risponde così: “Cerchiamo di mantenere vive le nostre relazioni. Oggigiorno la tecnologia ci permette di mantenere i contatti anche se siamo lontani; ovviamente senza abusarne. Dove possibile, e con le dovute cautele, incontriamo i nostri cari. E' importante che il nucleo familiare non venga caricato eccessivamente, cerchiamo dunque di distribuire i nostri bisogni anche all'esterno della famiglia. Non solo, il bisogno di relazione è fondamentale per l'essere umano in quanto ci aiuta sia a risolvere i sensi di colpa che a lavorare sulla nostra stima.
Relazioni: senso di colpa ed autostima
L'esperto trevigiano spiega come il senso di colpa sia un sentimento che può nascere in ciascuno di noi che in una certa misura è legittimo ed auspicabile perchè va a regolare tutti i precetti morali, il comportamento, il rispetto degli altri e di noi stessi. Quando diventa eccessivo, però, procura un gran malessere poiché è una sorta di disistima di noi stessi dovuta al fatto che noi interpretiamo come sgradevole e fallimentare il nostro comportamento oppure gli effetti che ne derivano. Talvolta è solo un punto di vista: il confronto con gli altri ci aiuta a riflettere la nostra immagine, a narrare cosa ci accade e di conseguenza a riparare perchè nella narrazione ci accorgiamo del taglio emotivo che diamo alla cosa o del fatto di potervi dare un peso diverso. “Le persone che ci circondano, così come possono essere fautori di un senso di colpa, possono essere anche la risoluzione ed è per questo che spesso abbiamo bisogno del contatto con gli altri” afferma lo psicologo “anche semplicemente per distrarci o per lavorare sulla frustrazione e questo è importante perchè nei casi di persone che tendono a soffrire un po' di più di sensi di colpa, la relazione diventa uno strumento fondamentale per poter ristabilire quella linea di demarcazione di mezzo della nostra stima che la tiene ancorata ad uno stato di benessere”.
Altro punto importante è la stima di noi stessi: “Laddove la nostra routine, la settimana, le condizioni lavorative, di studio o semplicemente talvolta la noia e la ripetitività delle nostre azioni quotidiane diventano eccessivi” continua il dottor Canil “la relazione con gli altri, soprattutto in epoca di restrizioni sociali come quelle che stiamo vivendo, diventa fondamentale per poter distrarre noi stessi dal valutare la frustrazione del ripetere le stesse azioni”.
Il contatto con gli altri diviene dunque necessario perchè scopriamo delle parti di noi, possiamo sperimentare molte emozioni che tendenzialmente nella routine si appiattiscono; “L'essere umano, come è dimostrato da numerosi studi, non riesce a sopportare una routine che razionalizzi eccessivamente perchè questo procura inevitabilmente una sorta di burn-out, quindi non solo un eccesso di emozioni ma anche la mancanza di emozioni provoca dolore e sofferenza, viene meno il senso che attribuiamo alla nostra vita e alle nostre azioni” conclude lo psicoterapeuta trevigiano. Possiamo quindi affermare che la relazione con gli altri, anche attraverso i mezzi tecnologici in questo momento, diventa veramente salvifica per il nostro tono dell'umore il quale si nutre di azioni quotidiane, di imprevisti, di emozioni, è cioè multi-composto.
Con la consulenza del Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta Treviso
Neuropsicologo, Ipnosi clinica Treviso
Terapeuta EMDR Treviso
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Testo a cura di S. T. con la consulenza del dott. Michele Canil, Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica, Terapeuta EMDR, perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione. Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.
Dr. Michele Canil
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