I sintomi dell’ansia attraverso un’analisi su tre livelli
In alcuni articoli precedenti abbiamo già trattato il significato che l’ansia ha nella persona che ne fa esperienza. L’ansia può essere un segnale chiaro di stress ma anche una particolare modalità con cui affrontiamo o meno determinati eventi nella vita.
Quali sono i sintomi dell’ansia? Come sono organizzati?
Possiamo fare una prima distinzione in:
- Sintomi fisiologici.
- Sintomi cognitivi (che riguardano l’insieme dei pensieri, sensazioni e percezioni. Ovvero soggettivi).
- Sintomi comportamentali (detti anche “oggettivi” da alcuni autori).
Sintomi fisiologici
I principali parametri fisiologici che subiscono una modificazione (ovviamente non giustificabile da altri fattori) sono rispettivamente: un consistente aumento della frequenza cardiaca, o tachicardia, conseguente aumento degli atti respiratori ( Tachipnea); seguita da iperventilazione e saturazione aumentata (aumento di emoglobina legata nel sangue), aumento della pressione arteriosa sia sistolica che diastolica; aumento della tensione muscolare e contratture, sudorazione e motilità gastrica alterata..
Sintomi cognitivi
Senza dubbio i più complessi.
Nel contempo sono proprio i sintomi attraverso cui spesso si lavora negli studi degli psicologi: il significato che assegniamo alla nostra esperienza è la via principale per far cessare i sintomi fisiologici tanto invasivi quanto limitanti.
Le percezioni, durante uno stato di ansia, sono alterate comprensibilmente. A partire dai sintomi organici e fisici che hanno luogo nel corpo il pensiero difficilmente si può dirigere su qualcosa di diverso dal tentativo di controllare i sintomi stessi. Talvolta si accompagna l’imbarazzo e la preoccupazione che qualcuno possa “accorgersi” alla già difficile situazione del non sentire il controllo su sé stessi.
L minaccia che deriva dalla “fonte” ansiogena non ci permette spesso di agire in modo razionale e ragionato ma, piuttosto, istintivamente e velocemente.
In uno stato ansioso possiamo arrivare al pensiero anticipatorio catastrofico; non percepiamo alcuni stimoli e siamo eccessivamente concentrati su pochi dettagli: il senso di incapacità trova terreno fertile in noi stessi dal momento che, effettivamente, non abbiamo grandi strumenti per farvi fronte.
Sintomi comportamentali
Fondamentalmente il comportamento è vincolato alle possibilità che possiamo elaborare.
Per quanto concerne l’ansia in molti casi si tende a tentare di ridurla immediatamente (ed ovviamente per istinto è naturale che sia così). Nella maggior parte dei casi l’evitamento è uno di quei comportamenti che più facilmente vengono scelti per farvi fronte nel breve periodo.
Non esiste ansia “disfunzionale” di per sé se non nel senso che non abbiamo ancora compreso come mai la situazione o relazione particolare, ci genera ansia.
Difatti questo è uno dei primi obiettivi da raggiungere in psicoterapia: ovvero “come mai quella data situazione mi genera molta ansia? Come la interpreto? Come potrei renderla “percorribile”?
Queste sono solo alcune importantissime risposte che dobbiamo mettere in chiaro in psicoterapia per il disturbo d’ansia.
I dati epidemiologici a nostra disposizione ci indicano che sono circa due milioni e mezzo gli italiani che soffrono di disturbi d’ansia.
Rivolgersi ad uno specialista diventa indispensabile per un percorso di psicoterapia che si fondi sulla comprensione empatica, sull’accettazzione a-critica e sulla ricerca di soluzioni utili alla persona per risolvere definitivamente il disturbo.
Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
