Alcolici e superalcolici: quando il piacere di bere diventa un problema

Di Simonetta Cortopassi, con la consulenza del dott. Michele Canil, Neuropsicologo e Psicoterapeuta a Treviso, Ipnologo Clinico e Terapeuta EMDR a Treviso e Vittorio Veneto, per “Vero” Salute (febbraio 2023)


Sono oltre 8 milioni nel nostro Paese i forti bevitori. Il pericolo più grande? Gravissime conseguenze per l'organismo. Il picco del cosiddetto binge drinking si nota soprattutto tra i giovani per scaricare le tensioni.

Sono oltre 8 milioni in Italia i forti bevitori che rischiano gravi conseguenze derivate dall’abuso di alcol. Un’abitudine sempre più diffusa tra i giovani solitamente interessati dal binge drinking, cioè
l’assunzione di più bevande alcoliche in un breve lasso di tempo. «Si tratta di una modalità di consumo che prevede abbuffate alcoliche per lo più sociali e concentrate nel fine settimana o in occasioni particolari», conferma il dottor Michele Canil, neuropsicologo e psicoterapeuta a Treviso,
che ricorda come ormai non vi sia più una netta distinzione tra abuso e dipendenza, evidenziandone
piuttosto la continuità.

In aumento le donne consumatrici

Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica, in quanto responsabile
in Europa di circa il 4% dei decessi. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro Paese, nello specifico, è stato riscontrato un progressivo incremento della quota di donne consumatrici. Gli ultimi dati Istat disponibili (Istat, 2019) evidenziano che nel nostro Paese circa il 40% degli adolescenti beve regolarmente vino, il 50% beve birra, il 22,4% beve liquori e il 13,3% (ma tale percentuale sale al 18% nel Sud Italia) afferma di essersi ubriacato almeno una volta sotto i 18 anni.

Individuare i fattori di rischio

«Questo non significa che un giovane che sperimenta episodi di binge drinking sia destinato a diventare alcol-dipendente. In alcuni casi, però, quando convergono fattori individuali di carattere costituzionale e fattori ambientali e culturali favorenti, si può consolidare e diventare un vero disturbo». Il picco del binge drinking si osserva tra i 18 e i 25 anni: coinvolge perlopiù i ragazzi,
ma anche le femmine non ne sono immuni. Si tratta sovente di studenti o persone dal buon livello culturale, che attraversano una fase di cambiamento nella vita, vivono e lavorano in città e spesso svolgono mansioni di responsabilità. La serata al bar o in discoteca diventa un modo per scaricare la tensione della giornata lavorativa: poiché è un comportamento diffuso socialmente e concentrato
nel tempo libero, il binge drinker non percepisce di avere un problema. Secondo le linee guida, si definisce così una persona che, in due ore, assume almeno cinque unità alcoliche per un totale di 60 g di alcol puro. «Ci sono conseguenze anche gravi dell’intossicazione alcolica che ne deriva: per prima la guida in stato di ebrezza; si è poi più disposti a condotte impulsive, come manifestazioni
aggressive o comportamenti troppo disinibiti; talvolta si può passare all’assunzione di stupefacenti psicostimolanti, tra le droghe la più diffusa è la cocaina, sempre più associata al consumo spasmodico di alcol». Anche le ripercussioni sul fisico sono evidenti: compaiono nausea, vomito, disturbi intestinali e del sonno, umore depresso e tipici sintomi da hangover la mattina dopo aver bevuto. «Si possono inoltre verificare blackout alcolici», avverte lo specialista, «cioè la cancellazione parziale o totale dei ricordi della sera prima».

Vulnerabile agli effetti gratificanti

Le conseguenze dell’alcol sul sistema nervoso centrale sono molto dannose durante l’adolescenza, quando il cervello attraversa una fase maturativa ed è vulnerabile ai suoi effetti gratificanti. Un
consumo elevato, infine, pesa sul fegato dove si possono accumulare lipidi, dando origine a steatosi epatica. Come arginare la situazione? «Se si capisce di avere un problema, è bene consultare uno
specialista o un centro specializzato, dove  operano psicologi, psichiatri e medici che indagano
l’evoluzione del rapporto con l’alcol e prescrivono eventuali accertamenti». È importante osservare
se ci sono altri sintomi che suggeriscono un disturbo d’ansia, dell’umore o della personalità, poiché l’abuso alcolico può essere un tentativo di auto-cura per fronteggiare il disagio. Nei casi più lievi di abuso spesso la situazione migliora in pochi incontri: i pazienti imparano a gestire più responsabilmente il consumo dei cocktail e dei drink. In quelli più seri si può invece ricorrere anche a farmaci per controllare la voglia di bere. Occorre però, soprattutto, lavorare sull’identificazione
delle motivazioni per cambiare stile di vita e iniziare un percorso di disassuefazione con un supporto specialistico o sessioni in gruppi di auto-aiuto. Agire su aspetti del carattere come la scarsa
autostima, incapacità di modulare le emozioni e l’impulsività aiuta poi a prevenire le ricadute.


Con la consulenza del
Dott. Michele Canil
Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Terapeuta EMDR
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Vice rettore dell'Accademia Internazionale Costantiniana delle Scienze Mediche Giuridiche e Sociali.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio Veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.

Dr. Michele Canil
Psicoterapeuta Psicologo Treviso - Conegliano - Vittorio Veneto

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