La dipendenza affettiva

  • Dr. Michele Canil
  • Dipendenze
psicologo dipendenza affettiva treviso

Amare troppo

Sofferenza nelle relazioni e timore di abbandono

Una relazione d’amore che si possa definire “soddisfacente”, per ambedue le persone coinvolte,  deve essere costruita sul rispetto reciproco dei ruoli.
In sostanza il rispetto dell’individualità dell’altro, ed una parità nella capacità decisionale, sono i due “marcatori” principali dell’equilibrio relazionale di una coppia.

La libertà personale e decisionale, idealmente, dovrebbe  essere sufficientemente preservate nella coppia: un buon equilibrio tra “dare “ ed “avere” sarà una buona base di partenza.
Nei casi in cui l’equilibrio tra il “dare” ed il “ricevere” (non solo in senso materiale ma bensì sul piano emotivo, delle attenzioni e del rispetto) non sia giustamente proporzionato la relazione affettiva può facilmente diventare fonte di frustrazione. La sofferenza si genera a partire dalla repressione delle aspettative insoddisfatte che, a loro volta, produrranno rabbia come tentativo inconsapevole (e finale) di ottenere quanto ci si attenderebbe.
Da un certo punto di vista potremmo affermare che è necessario un minimo grado di “dipendenza”  per una relazione soddisfacente: l’utilizzo del termine “dipendenza” è qui usato con accezione tutt’altro che negativa; posto che la vita stessa di un neonato si sviluppa all’interno di una dipendenza chiamata “amore materno” per poi evolvere verso una diversa distribuzione dei propri bisogni, ovvero la vita adulta.
“Dipendere” nella giusta misura significa, in altri termini, avere sì qualche aspettativa ma essere sufficientemente sicuri che verrà soddisfatta. Percepire che i propri bisogni relazionali sono soddisfatti dal partner genera un “legame” che, tuttavia, deve rispettare i limiti dell’autonomia dei singoli (nella coppia).
L’eccessiva dipendenza, invece, rischia di essere quanto di più nocivo possa accadere sul piano personale e della coppia e/o famiglia. Lì dove una dipendenza eccessiva dovesse avere luogo, in una relazione affettiva, lascerebbe invariabilmente un “deserto” emotivo in ambedue i partner.
Si finirebbe col perdere di vista i propri bisogni nel probabile timore di perdere “l’altro”, fino al punto di rischiare la perdita della propria identità e dei propri desideri (aspirazioni). L’identificazione con la persona amata sostituirebbe l’amore per sé producendo una dipendenza totale ed insostenibile. Una vera e propria “dipendenza affettiva”.

Nella pratica psicoterapeutica di molti anni, ed in diversi migliaia di casi affrontati, l’esperienza ha dimostrato una leggera maggioranza femminile. Tuttavia vi è una consistente parte di uomini che “dipendono affettivamente”. Il troppo amore si trasforma, per ambedue i sessi, in relazioni malsane ed addirittura pericolose per l’equilibrio mentale ed organico della persona che ne soffre (sintomi cardiovascolari, respiratori, nevralgie, gastriti e sintomi dermatologici per citare i più diffusi). Oltre naturalmente ai sintomi psicologici come ansia, depressione, rabbia, paura, sintomi ossessivi e diversi altri.
Amare, quindi, non significa dover soffrire sempre, non significa giustificare il partner per le mancanze ed i comportamenti irrispettosi, non significa subire offese o ricevere indifferenza né, tantomeno, dovere all’altro o all’altra la propria colpevolizzazione come dimostrazione di affetto.

Quali condizioni sono i fattori di rischio per una dipendenza affettiva?

Inevitabilmente dobbiamo citare due caratteristiche fondamentali come fattori di rischio: la “scarsa autostima” ed il “timore di abbandono”.
La tendenza di una persona a “darsi” eccessivamente, o a concentrarsi sul partner senza tenere in considerazione le implicazioni del trascurare i propri bisogni, nascondono fattori comuni.

Le persone di ambo i sessi che hanno questo tipo di caratteristiche evidenti tendono a legarsi a persone poco autonome (sebbene sembrino estremamente autonome a prima vista), con tratti di egoismo marcato, a volte con diversi disturbi (anche di personalità), e che semplicemente chiedono un sacrificio totalizzante al proprio partner.
Purtroppo, dall’altro lato, chi tende ad intercettare uomini o donne con queste caratteristiche ha spesso l’attitudine a pensare di poter modificare l’altro: “con il mio amore cambierai!”
Ma ben presto il fallimento di questo tipo di anticipazione sull’altro emerge evidente.
Molte sono le paure che sottostanno a questo genere di relazioni sebbene siano sempre necessari i due fattori sopra citati. Da un lato la bassa autostima pone la persona nella condizione di “accettare tutto” e rinunciare ai propri desideri in luogo di quelli del partner; dall’altro la paura estrema di rimanere soli ed essere abbandonati vincola a non potersi permettere di rischiare un distacco con “l’altro”.

Come curare la dipendenza affettiva?

In molti casi alcuni studi importanti hanno messo in luce come lo stile di relazione materno sia un fattore molto influente circa la predittività delle relazioni di dipendenza. Attraverso una psicoterapia è possibile assumere consapevolezza e “spezzare” la catena transgenerazionale che si tende a perpetuare di generazione in generazione e di partner in partner.

La dipendenza affettiva è, purtroppo, uno dei problemi di dipendenza tra i più diffusi nella società odierna in cui, per varie ragioni, è sempre più difficile per l’essere umano relazionarsi “davvero” con gli altri. La solitudine non può certo essere risolta dai mezzi tecnologici così come i bisogni affettivi non possono essere soddisfatti facilmente da chiunque.
Ripristinare la propria autostima e la fiducia in sé sono i primi passi per “guarire” da una dipendenza in un percorso terapeutico. Ristabilire passo dopo passo l’autonomia diventa fondamentale per la possibilità di riscoprire le proprie attitudini e desideri.

Dott. Michele Canil

Psicologo, Psicoterapeuta
Neuropsicologo, Ipnosi clinica
Perfezionato in Psicofisiologia clinica, Genetica, Nutrizione.
Opera nelle città di Vittorio Veneto, Conegliano, Treviso.
Il dott. Canil si occupa da molti anni di diagnosi e cura della depressione a Treviso, Conegliano e Vittorio veneto. Oltre a ciò tratta molti disturbi psicosomatici, si occupa di cura dell’ansia e di attacchi di panico e molti altri tipi di disturbi. Opera in strutture ospedaliere ed in studio privato di Psicologia, Psicoterapia e Neuropsicologia.

 


Dr. Michele Canil
Psicoterapeuta Psicologo Treviso - Conegliano - Vittorio Veneto

Sedi:

Via Giosuè Carducci 1, 31029 Vittorio Veneto (TV)

Viale della Repubblica, 243 Treviso (strada Ovest)

declino responsabilità | privacy | cookie policy
canil.michele@libero.it

P.I. 04290230269 | Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Veneto n. 6145

 

AVVISO: Le informazioni contenute in questo sito non vanno utilizzate come strumento di autodiagnosi o di automedicazione. I consigli forniti via web o email vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento. La visita psicologica tradizionale rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico.

©2016 Tutti i testi presenti su questo sito sono di proprietà del Dr. Michele Canil

© 2016. «powered by Psicologi Italia». E' severamente vietata la riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei contenuti di questo sito.